All’interno dell’Unione Europea viene riciclato in media oltre il 40% dei rifiuti di imballaggi in plastica, ma non in maniera omogenea, infatti, tale percentuale varia tra i diversi paesi, creando enormi differenze, si va da poco più del 19% di riciclo di Malta a oltre il 69% della Lituania.
Mentre in sette stati dell’Unione viene riciclata oltre la metà dei rifiuti di imballaggi in plastica; il tasso più elevato di riciclo è in Lituania (69,3%), davanti a Slovenia (60,4%, dati 2017), Bulgaria (59,2%), Repubblica Ceca (57,0%), Cipro (54,3%), Slovacchia (51,4%) e Spagna (50,7%).
L’Europa ha obiettivi ambiziosi; infatti, secondo una recente analisi della Corte dei conti Europea, se vuole arrivare a tali traguardi deve aumentare il riciclo dei rifiuti di imballaggi in plastica.
I nuovi obiettivi di riciclo per gli imballaggi in plastica fissati dalle norme europee sono infatti del 50% entro il 2025 e del 55% per il 2030.
Gli imballaggi in plastica più diffusi, come i vasetti di yogurt e le bottiglie d’acqua, sono anche i meno riciclati, ed inoltre con il diffondersi della pandemia si è tornati ad un uso maggiore di plastica mono uso per prevenire il diffondersi del contagio dell’usa e getta.
La plastica insomma non è fuori dall’orizzonte economico e il tema del suo smaltimento sarà sempre più sentito anche in futuro.
Un altro problema è legato all’invio di rifiuti in plastica all’estero. Quasi un terzo del tasso di riciclo di imballaggi in plastica comunicato dalla Ue è ottenuto con la spedizione di questi rifiuti in paesi non-Ue per farli riciclare, ma le condizioni saranno ora più restrittive per via della pandemia, ed inoltre molte spedizioni di rifiuti di plastica saranno proibite.
Questo produrrà come una carente capacità di trattare questi rifiuti nella Ue, mettendo a rischio gli obiettivi di riciclo.